La polenta … del cuore

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Questa é una ricetta dal sapore di famiglia… ecco “la polenta” come la fa mia mamma Luigina e come la faceva la nonna Adelina, niente personalizzazioni! E così la tramanderò ai miei figli, da cuoca mezza veronese e mezza vicentina che sono, rispettosa delle tradizioni.

Ingredienti per la polenta (non si può farne meno di così!)

– 2 litri di acqua

– sale grosso

– 450/600 g di farina di mais (meglio se Marano) a seconda della densità che preferite

– 1 cucchiaio di olio extra vergine di oliva

Mettete a bollire l’acqua  in una pentola alta. Salatela e appena inizia a bollire spegnete il fuoco. Versate la farina un po’ alla volta, a pioggia, con le mani, mescolando con una frusta per evitare grumi.

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Il segreto di mia mamma per capire quanta farina occorre é verificare che la polenta “goccioli” dalla frusta!

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Un altro accorgimento é aggiungere fin da subito un cucchiaio di olio di oliva.

A questo punto ridate fuoco al fornello e lasciate cuocere bassissimo e coperto per mezz’ora/ quaranta minuti, mescolando di tanto in tanto. Non preoccupatevi se nel fondo attacca un po’, anzi, é necessario!

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Quando é cotta servitela cremosa e semi-liquida nei piatti per gustarla subito mentre quella che avanzate rovesciatela in una pirofila bagnata di acqua per farla raffreddare. Un tempo si usava un paniere di legno, chiamato “panàro” dove versarla…e più numerosa era la famiglia più grande era il panàro!

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La polenta accompagna tantissimi piatti, come, ad esempio, i formaggi presi ad Asiago (tosella, Asiago fresco e mezzano)…

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…oppure del fritto di pesce preso al mercato!

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E bastano 10 minuti per abbrustolirla dopo averla tagliata a fette, per gustarla con la tipica crosticina (polenta “brustolà”).

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Ma la ricetta che mi porto nel cuore é “polenta e latte”!

Sì, lo so, detta così fa un po’ impressione … É il piatto più semplice del mondo: appena la polenta é cotta si versano un paio di mestoli in una tazza e la si copre con del latte freddo. Si aspetta un po’ che il latte si intiepidisca e la polenta si raffreddi ( e solidifichi di conseguenza) e la si mangia a cucchiaiate.

La mia nonna me lo proponeva sempre quando ero bambina e io ci andavo matta. La cosa divertente é che ho passato la stessa passione alle mie bimbe…unico inconveniente é che difficilmente poi hanno ancora fame per la cena!

É un piatto povero, che deve aver sfamato tanti bambini di un secolo fa..e che mi permette di tenere vivo il ricordo di chi ci ha preceduto.

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